Nel nome di Allah

 


Nel nome di Allah

Di Roberto Partuno, edito nel 2021


Yarmouk, sobborgo a sud di Damasco, era una casa, più che un rifugio, per i profughi palestinesi, prima che la guerra civile ne facesse un luogo di disperazione e di morte. Questo racconto non è comunque la storia di Yarmouk. Non è neanche la cronaca di un genocidio, tanto meno un saggio sulla guerra siriana, né sulla follia di uomini che si combattono nel nome di Allah, o di una fede, qualunque essa sia. Molto più semplicemente, l'autore ha cercato che le parole, quelle scritte, quelle che rimangono, parlassero di un amore. In apparenza, una storia comune, una come tante nel mondo. In realtà una storia straordinaria perché, a distinguerla dalla altre, parla di un amore nato in quel campo, a Yarmouk, fra le macerie e il dolore di una città in agonia, metafora di come la vita riesca sempre e comunque, anche nei luoghi più martoriati e dimenticati, a vincere sulle persecuzioni e la morte. Un racconto che lascia con il fiato sospeso fino all'ultima pagina, dando al lettore l'impressione di essere in quel campo, a Yarmouk, testimone oculare di una guerra terribile in cui, al di là di ogni giustificazione addotta dagli schieramenti che si confrontano, sembra essere la popolazione civile, inerme e pacifica, la vittima designata.


Roberto Patruno, nato nel 1943 a Corato,è cresciuto e ha studiato a Taranto, per poi entrare in Marina - Guardia Costiera, conseguendo il grado di ammiraglio nel 2001. Nel corso della sua carriera ha ricoperto incarichi di rilievo presso la Commissione Europea e le Nazioni Unite ed è considerato uno dei massimi esperti in Europa nel campo della sicurezza della navigazione e della protezione dell'ambiente marino. Profondo conoscitore dei Paesi meridiorientali, ha lasciato il servizio attivo nel 2006. Dal 2007 al 2009 ha insegnato diritto marittimo internazionale in Accademia Navale. Dedicatosi alla narrativa dal 2011, ha già pubblicato i romanzi "L'amore malato", "Quartetto di archi", "Thanatos" e la raccolta di racconti "Una settimana balorda". Vive e lavora a Roma.


La particolarità di questo libro è tutto quello che "ruota" attorno alla storia d'amore del protagonista. La descrizione della Siria, il lavoro del medico volontario in un campo profughi, la storia di yarmouk, la religione musulmana e il suo estremismo, la storia del popolo palestinese, ecc… sono descritti con una tale minuzia di dettagli che non lasciano spazio all'immaginazione ed è impossible rimanerne indifferenti.


Consiglio vivamente a tutti di leggere questo libro. La scrittura è scorrevole e la trama ti catapulta per le vie di Damasco e nel quartiere di Yarmouk. Seguendo la storia del protagonista, il lettore riesce a rivivere le emozioni che prova Marcello, ad assaporare l'odore speziato del suq o del mercato di Damasco e quello acre della guerra e della morte. Si vive appieno l'esperienza di medico in un campo profughi, dove per salvare più vite possibili con i mezzi a disposizione devi ignorare la stanchezza e continuare a lavorare fino allo sfinimento e, nonostante tutto, mettere in conto di avere delle perdite. In più l’autore fa capire bene la differenza tra la religione musulmana e il suo estremismo; questa guerra combattuta tra sunniti e sciiti, che risulta una guerra di “pulizia etnica” piuttosto che religiosa, in cui le due fazioni concordano solo sul triste destino del popolo palestinese perchè considerato “di troppo” in quel “luogo non luogo” che è Yarmouk. Il tutto poi ruota attorno alla storia d’amore tra Marcello e Asyia, nato in un momento storico tragico e in un posto in cui tutto regna fuorchè l’amore. Una narrazione che ti tiene con il fiato sospeso fino alla fine ed anche quando tutto sembra essere concluso, ecco che arriva il colpo di scena che ribalta la sorte del protagonista.

Commenti