L'incompreso

 L'INCOMPRESO



L'incompreso,
Di Michela Gallo, edito da Gruppo Culturale Letterario, a febbraio 2022.

"L’idea di questo libro mi venne nell’estate 2019. L’anno che pubblicai il mio primo libro e cominciai a pensare che non scrivevo poi così malaccio… Questo libro parla delle mie idee e della mia malattia e di come ci convivo. Riflessioni fra me e me, per cercare di dare un’idea, uno spunto, a chi soffre e far riflettere chi con queste persone ci lavora. Lottare assieme per migliorarsi sempre più… Questa deve essere l’idea che dovrebbe passare. Qui parlo anche di due persone con una patologia grave che però hanno da insegnare molto ai cosiddetti normali… Cos’è la normalità? Cos’è la follia? Chi è il malato? Chi è il sano? Provare solo ad avere il dubbio è una cosa spettacolare…"

Il libro è diviso in tre capitoli: "The word of Psycho" (poesie), "Per la società dei sani" (prosa) e "La cura" (dialoghi inventati con un amico immaginario per gestire le crisi, dediche e ancora poesie). La prima parte del libro è dedicata all'amore omosessuale e non, alla famiglia, alla libertà e vi sono delle poesie scritte nei vari anni della comunità psichiatrica. "L'incompreso" vuole essere un urlo per la prima parte di dolore che va sempre più scemando annusando la guarigione; da qui il titolo del secondo paragrafo "La Cura". Quest'ultimo capitolo e "Per la società dei sani", sono più centrati sull'argomento della malattia. Borderline? Parola tanto usata quanto poco conosciuta. Il titolo della terza parte "Per la società dei sani" vuole essere ironico perché si riferisce a quella fetta di società che si crede normale ma in realtà non lo è. Che poi la definizione di normalità è relativa. Precedentemente usciti in maniera singola, questi capitoli sono oggi racchiusi in un unico volume dal titolo "L'incompreso"

Michela Gallo è nata nel 1985 a Castrovillari (Cs) in un freddo novembre. All'età di due anni si trasferisce con la famiglia in un paesino in provincia di Treviso. Tutto sembra tranquillo: mamma casalinga, padre operaio e due sorelle. Già alle medie spicca per le sue doti nello scrivere. Michela, classica adolescente incazzata col mondo e con sé stessa, ne combina di ogni tipo finché la madre, disperata, la chiude in collegio... sarà la sua rovina. A lei i genitori avevano parlato di collegio ma, nella realtà, si trattava di una comunità psichiatrica. Era il 2000... finalmente nel 2002 è libera. Vita trascorsa tra psichiatria, comunità e lotte per lavorare ma Michela non si è mai arresa. Questo libro costituisce il suo riscatto... un messaggio per chi, su di lei, non avrebbe puntato un centesimo. Un libro che raccoglie venti anni di dolori, gioie, passioni e amori che l'autrice racconta attraverso poesie e prose.

Le particolarità di questo libro sono molteplici. Sicuramente quello che colpisce a livello strutturale è che in realtà sono tre libri in uno. La cosa più importante a livello narrativo, invece, è il fatto che questo libro parla della malattia mentale denominata "borderline" ed è scritto da una persona affetta da questa patologia.

Consiglio a tutti di leggere questo libro, innanzitutto perché parla di una malattia mentale (che ad oggi, purtroppo è ancora un tabù) poi perché questa patologia viene spiegata da chi la vive e non da personale medico o affine. In più attraverso le poesie e le (poche) prose, nel libro viene affrontato anche l'argomento dell'amore omosessuale tra donne (altro tabù ad oggi esistente). Mentre scorrono le pagine, ci si può facilmente immedesimare nel tormento dell'autrice che per avere un "minimo" di stabilità psicologica (che in realtà è un grandissimo risultato) deve quotidianamente aumentare l'autocontrollo. Sinceramente non conoscevo il borderline e non sapevo quanto lavoro queste persone devono fare su sé stesse per mantenere una stabilità che gli permetta di vivere una vita "normale". Sarebbe bene, a mio avviso, che questo libro venisse letto da più persone possibili in primis perché nel 2022 é ora che anche le malattie mentali (o psichiatriche che dir si voglia) vengano riconosciute al pari delle patologie "fisiche"; in secondo luogo perché molto spesso i malati psichiatrici non vengono trattati da persone quali sono.

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