Addio, a domani

ADDIO, A DOMANI 

Addio, a domani
Di Sabrina Efionayi, edito da Einaudi Editore il 26 aprile 2022.

<<Questa storia avrei voluto scriverla dicendo: io. Perché è la mia. A mano a mano che ci entravo, però, mi sono resa conto di non riuscirci - troppo difficile, troppo doloroso. Ecco perché l'ho scritto dicendo: lei. Sabrina. Una ragazza napoletana afrodiscendente che un bel giorno decide di fare i conti con il tempo, di aprire certi cassetti della memoria e di ordinarne il contenuto sul letto, come quando si parte per un viaggio e si prepara la valigia. Ecco, io ora vi chiedo di partire con me. Abbiate fiducia. Datemi la mano>>.

Sabrina Efionayi ha due madri. Una è Gladys, la sua madre biologica, che è nata in Nigeria ed è venuta in Italia a diciannove anni per lavorare e sostenere la famiglia rimasta a Lagos; non sapeva che il suo mestiere sarebbe stato vendere il proprio corpo. L'altra è Antonietta, è napoletana, e non immaginava che un giorno Gladys avrebbe attraversato la strada tra le loro case e le avrebbe messo in braccio Sabrina, chiedendole di occuparsi di lei, di diventare sua madre. Non lo immaginava, ma quando è successo ha accettato. Da quel momento Sabrina si è ritrovata in una situazione speciale, perché i rapporti con la sua madre biologica, con le sue origini, non si sono interrotti, e così lei è cresciuta tra Castel Volturno e Scampia, tra Prato e Lagos, cambiando famiglia, lingua, sguardo e cultura, in costante ricerca di un centro di gravità. Un'identità complessa, la sua, che già il nome racconta: Sabrina, come la figlia dell'aguzzina di Gladys, scelto per compiacerla; Efionayi, come un uomo che non è il padre, ma che le ha dato un cognome.

Sabrina Efionayi è nata nel 1999 a Castel Volturno. Frequenta il corso di laurea in Scienze Politiche presso la Federico II di Napoli. La sua storia è nelle pagine di questo libro e nel podcast "storia del mio nome" prodotto da Chora Media.

La particolarità di questo libro è che in esso sono contenute tre lingue differenti: l'italiano, l'inglese e l'ebo (lingua nigeriana).

Consiglio a tutti di leggere questo libro. La scrittura è scorrevole e la lettura risulta leggera nonostante i temi trattati. Mi è piaciuta molto la scelta di lasciare i dialoghi "puri", ovvero con errori grammaticali voluti (quando la persona che parlava li faceva) ed alcuni addirittura in inglese o ebo (lingua nigeriana; in questo caso ovviamente vengono tradotti). Inutile dire quanto difficile sia stata la vita non solo dell'autrice ma di entrambe le mamme e dispiace per come finisce il libro. Una cosa che però mi ha fatto molto riflettere e mi ha amareggiato è il razzismo che ancora dilaga. Nonostante l'autrice sia nata e cresciuta a Castel Volturno, parli perfettamente l'italiano (ed il napoletano) ed abbia frequentato tutte le scuole dell'obbligo qui, il colore della pelle le rende ancora la vita difficile. Questo libro deve servire come denuncia; in primis per le condizioni in cui vessano moltissime donne nigeriane (e di altri paesi africani), portate in Italia con la promessa di un lavoro che potesse mantenere in vita la loro famiglia di origine e poi ritrovatesi a dover cedere il proprio corpo in cambio di denaro. In secondo luogo, come già ho scritto poco sopra, per la piaga del razzismo che è ancora molto presente anche tra i ragazzi nonostante ci siano, negli ultimi anni, movimenti a favore delle minoranze.

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