L'albero o la casa

 L'ALBERO O LA CASA

L'albero o la casa
Di Azouz Begag, edito da AIEP Editore il 10 giugno 2022

"Davanti a casa, Samy si bloccò come un airone in agguato di un acquitrino. Alzò lo sguardo verso la cima del pioppo, a una ventina di metri da terra. Sembrava volesse valutare il numero degli anni trascorsi. Nei suoi occhi si leggeva la tristezza. Lo splendido albero che papà aveva piantato mezzo secolo prima superava ormai ampiamente il livello della terrazza. Con le sue grandi chiome dai riflessi brillanti e metallici, aveva l'aria di guardarci dall'alto in basso. Il nostro ritorno lo infastidiva. Benché si fosse già impossessato dei piani alti, ai suoi piedi le radici rigonfie avevano sfondato la pavimentazione. Stavano rodendo inesorabilmente le fondamenta della casa. I danni erano seri. Papà non avrebbe mai creduto che sarebbe sorta una simile rivalità tra le sue due creazioni. Una delle due avrebbe finito per uccidere l'altra. Il pioppo o la casa: si doveva decidere alla svelta. Crudele ironia! Era giunto il momento della grande sostituzione. La guerra delle radici era cominciata anche qui."   
 
Ritornando in Algeria, dopo la morte della madre, due fratelli rivedono la casa della loro infanzia e nel contempo un Paese in piena rivoluzione democratica. Un viaggio iniziatico fatto di carne, lacrime e risate. Dopo anni di assenza Samy e Azouz non riconoscono più nulla e agli occhi della gente del posto sono diventati estranei. C'è solo il bellissimo albero piantato dal padre davanti alla casa, mezzo secolo prima, ma è cresciuto così tanto che le sue radici ne minacciano le fondamenta. I due fratelli si trovano così di fronte a un dilemma: salvare l'albero o la casa.

Azouz Begag, nato a Lione da genitori algerini, nel suo primo romanzo Le Gone du Chaaba (Seuil, 1986), racconta il personale percorso iniziato nella bidonville di Villeurbanne. Viaggio che lo porterà nel 2005 ad assumere l'incarico di Ministro delle Pari Opportunità del governo francese. Ha pubblicato numerosi romanzi, anche per l'infanzia, che parlano di migranti, abitanti delle banlieux affrontando la questione dell'identità. I libri sono pubblicati da Seuil, Albin Michel, Fayard e Gallimard.

Consiglio vivamente a tutti di leggere questo libro. In primis per l'ambientazione: un'Algeria in rivolta; in parte "occidentalizzata" in parte ancora legata alle sue origini. In secondo luogo per la storia in sé: due fratelli che devono decidere quali sono e dove porre le proprie radici; nella terra natia, quella tanto amata dai genitori o quella che sentono più "loro", dove si svolgerà il loro futuro (almeno per Samy) ovvero la Francia? Il testo è scorrevole e la narrazione tiene il lettore incollato al libro. Una figura che mi ha colpito molto è stata Ryme, la sua storia e la sua evoluzione mi hanno veramente stupita. Dalla ragazza timida che era si è rivelata una leonessa pronta a combattere per i suoi diritti e per il suo Paese. Un'altra cosa che mi è piaciuta moltissimo è la carta con cui è stata realizzata sia la copertina (leggermente ruvida, che mi ricorda qualcosa di grezzo, di vissuto) che le pagine. Concludo sottolineando la metafora del titolo, ovvero quali radici mantenere? Quelle della casa d'infanzia, costruita dai genitori o quelle dell'albero, piantato dal padre ma simbolo di discendenza/futuro?

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