Il vuoto di Yamauba

  IL VUOTO DI YAMAUBA


Il vuoto di Yamauba
Di Emanuela A. Imineo, edito da Dark Abyss Edizioni il 31 ottobre 2024

Giappone, età feudale. Yamauba è divenuta mamma di uno splendido bambino. Il marito, stanco di quella donna che ormai ha trovato nel figlio il fulcro dell'esistenza, escogita con sua madre un piano per liberarsene: spingerla al suicidio, facendole credere di aver avvelenato il piccolo con il proprio latte. Così avviene e Yamauba, additata come strega e aggredita dagli abitanti del villaggio, è costretta a rifugiarsi in una caverna sui vicini monti. Convinta di aver ucciso il figlio decide di lasciarsi morire ma, per volere degli Dei, Yamauba sopravvive scivolando nella follia. Tra foreste cupe e distese innevate, la sua unica compagnia saranno gli yokai: spiriti crudeli e pericolosi, votati all'inganno. Guidata da uno di essi, Yamauba cederà ai peggiori istinti, nutrendosi di carne umana e accettando di perdere l'anima.

Emanuela Angela Imineo è una strega che non indossa un cappello nero e non vola su una scopa di legno. Odia farsi fotografare, è convinta che le foto rubino pezzi dell'anima delle persone. Ama leggere il futuro nei tarocchi e i vicini dicono che la sentono spesso discutere animatamente con le carte. Autrice di svariati saggi esoterici, romanzi di vario genere per diverse case editrici e articoli per riviste e blog, si dedica all'esoterismo da più di vent'anni. Pagana. Operatore olistica, Master Reiki e in Scienze dell'Occulto. Tarologa. Editrice della Dark Abyss Edizioni, casa editrice indipendente e scuola, ufficialmente riconosciuta, dell'occulto ed esoterismo.

Questo è il primo libro che leggo di Emanuela A. Imineo e devo ammettere che mi ha piacevolmente stupita. Avevo grandi aspettative su questo testo perché le premesse della quarta di copertina mi sono sembrate da subito molto accattivanti e alla fine sono stata ripagata di tutto. Come scrive anche in una nota finale l'autrice, il fulcro del libro gravita attorno al concetto di dualità. Infatti Yamauba viene spinta a diventare un mostro perché le fanno credere di aver avvelenato il figlio, la sua unica ragione di vita. Al contempo però, anche gli spiriti dell'aldilà non reclamano la sua anima ma la utilizzano per difendere la montagna Shirouma dagli avventurieri che vi si inoltrano. La storia di Yamauba è letteralmente straziante, il vuoto creato dalla (presunta) perdita del figlio non viene mai colmato e la sua mente nasconde gli eventi accaduti, ricreando una realtà "più logica" per tenerla in vita. Ecco che allora, la nostra protagonista inizia a vagare per la montagna cercando aiuto e raccontando di essere stata attaccata dai lupi che le hanno tolto il figlio. Con il procedere della lettura, si assiste alla trasformazione di Yamauba in un mostro cannibale, capace di fingersi docile e mansueta per poi attaccare la vittima nel momento in cui abbassa la guardia. Contemporaneamente alla sua storia però, viene narrata anche quella di Takara, che è appunto il figlio ormai cresciuto. Anche lui si porta dentro un vuoto enorme, quello di non aver mai conosciuto la madre. Ecco quindi l'analogia tra le due storie che sono al contempo diverse ma unite dallo stesso abisso interiore. Potrei parlare di questo testo per ore da quanto mi è piaciuto ma credo che il concetto principale che ne racchiude l'essenza sia questo: tendiamo sempre a giudicare una persona in base alle azioni che compie (soprattutto se queste sono atroci) ma siamo sicuri che il mostro sia l'operante e non chi lo ha spinto a diventare tale?

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